giovedì 30 aprile 2020
Il silenzio dei vivi. All'ombra di Auschwitz, un racconto di morte e di resurrezione di Elisa Springer (Marsilio)
Elisa Springer aveva ventisei anni quando venne arrestata a Milano, dove
era stata mandata dalla famiglia per cercare rifugio contro la
persecuzione nazista, quindi fu deportata a Auschwitz il 2 agosto 1944.
Salvata dalla camera a gas dal gesto generoso di un Kapò, Elisa
sperimenta l'orrore del più grande campo di sterminio. Eppure conserva
il desiderio di vivere e una serie di fortunate coincidenze le
consentiranno di tornare prima nella sua Vienna natale e poi in Italia.
Da questo momento la sua storia cade nel silenzio assoluto, la sua vita
si normalizza nasce un figlio e proprio la maternità è il segno della
riscossa. È per lui che Elisa ritrova le parole che sembravano perdute
per raccontare il suo dramma.
mercoledì 29 aprile 2020
martedì 28 aprile 2020
Colui che raccontò la grazia. Una rilettura da «Il Signore degli Anelli» di J.R.R. Tolkien di Mauro Toninelli (Cittadella)
Il testo si raccomanda all'appassionato di Tolkien che vuole ritornare
alla bellezza e potenza del dramma cristologico che sostanzia la
narrazione. Ma si raccomanda anche al teologo che vuole continuare ad
imparare come dire e raccontare universalmente la singolarità
cristologica anche nel nostro tempo, ma ancor più a quello che vuole
continuare a esporsi alla sconvolgente lezione dei Vangeli. "Una
rilettura": ha duplice significato. Il primo rimanda al fatto, più volte
ricordato nell’epistolario, della necessità di rileggere il romanzo per
scorgervi le verità profonde e fondamentali che non sono evidenti da
subito perché prendono vita come storia e come simbolo. Il secondo
significato sotteso è una visione “nuova” dell’opera che, rispetto a
tutti coloro che (in gran parte) continuano ancora a misurare la
cattolicità del romanzo in base alla presenza esplicita o meno di Cristo
o del “religioso”, vuole mostrare come solo uno sguardo diverso – dal
punto di vista teologico-cristologico – sia più coerente con il testo
stesso e possa rendere ragione della proposta tolkeniana
(dall’introduzione). Qui non è Toninelli che parla de Il Signore degli
Anelli o di Tolkien, ma è Toninelli che fa parlare Il Signore degli
Anelli attraverso Tolkien e Tolkien attraverso Il Signore degli Anelli.
Non è facile conquistare e mantenere un tale equilibrio. Ma la passione
più che decennale per questo testo, l’acribia nel confrontare i testi
originali con quelli in edizione italiana, la notevole cultura del mondo
tolkeniano... unite ad una connaturale esuberanza giornalistica e ad
una solida competenza teologica, hanno condotto Toninelli a consegnarci
un testo dove la qualità teologica potesse emergere non come “altra”
rispetto al romanzo, ma proprio dentro le pieghe di una storia che,
narrandosi, sta dicendo la Storia di Colui che è la Via, la Verità e la
Vita di ogni storia (dalla prefazione di R. Maiolini).
La filosofia del Signore degli Anelli (Mimesis)
L'opera di Tolkien è, per ampiezza e profondità, uno dei più rilevanti
fenomeni culturali e sociali dell'età moderna. Al pari di Siddharta di
Herman Hesse, Il Signore degli Anelli è riuscito ad interpretare le
esigenze e i problemi di una società esausta e massificata che affidava e
affida al regno della parola ciò che, nella realtà, non era e non è più
in grado di esprimere. Scorrere le pagine scritte da Tolkien equivale
perciò a entrare in un altro mondo, in una dimensione "altra". Per
questo, Il Signore degli Anelli non è un semplice divertissement
letterario, ma qualcosa di più profondo e importante. È l'impegno in una
ricerca al cui termine non c'è un "Monte Fato" da raggiungere e neppure
un "anello" da gettare nel magma infuocato del destino. C'è però una
meta cui pervenire, che coincide con quella maturazione interiore e con
quella ricerca di se stessi che rifiuta ogni vincolo, ogni anello del
potere con tutte le sue seduzioni e con tutti i suoi pericoli.
lunedì 27 aprile 2020
Come un respiro di Ferzan Ozpetek (Mondadori)
Il presente si mescola al passato per narrare
la potenza della vita stessa, che obbliga a scelte da cui non si torna
più indietro. Ma anche per celebrare – come solo Ozpetek sa fare – una
Istanbul magica, sensuale e tollerante, con i suoi antichi hamam, i
palazzi ottomani che si specchiano nel Bosforo, i vecchi quartieri oggi
scomparsi.
È una domenica mattina di fine giugno e Sergio e
Giovanna, come d'abitudine, hanno invitato a pranzo nel loro
appartamento al Testaccio due coppie di cari amici. Stanno facendo gli
ultimi preparativi in attesa degli ospiti quando una sconosciuta si
presenta alla loro porta. Molti anni prima ha vissuto in quella casa e
vorrebbe rivederla un'ultima volta, si giustifica. Il suo sguardo sembra
smarrito, come se cercasse qualcuno. O qualcosa. Si chiama Elsa Corti,
viene da lontano e nella borsa che ha con sé conserva un fascio di
vecchie lettere che nessuno ha mai letto. E che, fra aneddoti di una
vita avventurosa e confidenze piene di nostalgia, custodiscono un
terribile segreto. Riaffiora così un passato inconfessabile, capace di
incrinare anche l'esistenza apparentemente tranquilla e quasi monotona
di Sergio e Giovanna e dei loro amici, segnandoli per sempre. Ferzan
Ozpetek, al suo terzo libro, dà vita a un intenso thriller dei
sentimenti, che intreccia antiche e nuove verità trasportando il lettore
dall'oggi alla fine degli anni Sessanta, da Roma a Istanbul, in un
emozionante susseguirsi di colpi di scena, avanti e indietro nel tempo.
Chi è davvero Elsa Corti? Come mai tanti anni prima ha lasciato l'Italia
quasi fuggendo, allontanandosi per sempre dalla sorella Adele, cui era
così legata? Pagina dopo pagina, passioni che parevano sopite una volta
evocate riprendono a divampare, costringendo ciascuno a fare i conti con
i propri sentimenti, i dubbi, le bugie.
Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek (Mondadori)
Una storia romantica, imprevista e nostalgica che racconta di un
regista, di una città e di un ritorno. E poi, come una scatola magica,
di una storia nella storia. Proprio come in un film di Ferzan Ozpetek,
se decidesse di raccontare la sua.
Tutto comincia una sera, quando un regista turco che vive a Roma decide di prendere un aereo per Istanbul, dov'è nato e cresciuto. L'improvviso ritorno a casa accende a uno a uno i ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo; della nonna, raffinata "principessa ottomana"; delle "zie", amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante. Del primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati. Del profumo di tigli e delle estati languide, che non finiscono mai, sul Mar di Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto. Ma Istanbul sa cogliere ancora una volta il protagonista di sorpresa. E lo trattiene, anche se lui vorrebbe ripartire. Perché se il passato, talvolta, ritorna, il presente ha spesso il dono di afferrarci: basta un incontro, una telefonata, un graffito su un muro. I passi del regista si incrociano con quelli di una donna. Sono partiti insieme da Roma, sullo stesso aereo, seduti vicini. Non si conoscono. Non ancora. Lei è in viaggio di lavoro e di piacere, in compagnia del marito e di una coppia di giovani colleghi. Ma a Istanbul accadrà qualcosa che cambierà per sempre la sua vita. Tra caffè e hamam, amori irrisolti e tradimenti svelati, nostalgia e voluttà, i destini del regista e della donna inesorabilmente si sfiorano e, alla fine, convergono. Questo libro è una dichiarazione d'amore a una città, Istanbul. Rossa come i melograni, come i vecchi tram, come i carrettini dei venditori di simit, come certi tramonti sul Bosforo che mischiano lo scarlatto al blu, come lo smalto sulle unghie di una madre molto amata. Ed è, insieme, un libro sull'amore, nelle sue mille sfumature. L'amore che non conosce età, paese, tempo, ragione, differenze di sesso. Che sceglie e basta.
Tutto comincia una sera, quando un regista turco che vive a Roma decide di prendere un aereo per Istanbul, dov'è nato e cresciuto. L'improvviso ritorno a casa accende a uno a uno i ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo; della nonna, raffinata "principessa ottomana"; delle "zie", amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante. Del primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati. Del profumo di tigli e delle estati languide, che non finiscono mai, sul Mar di Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto. Ma Istanbul sa cogliere ancora una volta il protagonista di sorpresa. E lo trattiene, anche se lui vorrebbe ripartire. Perché se il passato, talvolta, ritorna, il presente ha spesso il dono di afferrarci: basta un incontro, una telefonata, un graffito su un muro. I passi del regista si incrociano con quelli di una donna. Sono partiti insieme da Roma, sullo stesso aereo, seduti vicini. Non si conoscono. Non ancora. Lei è in viaggio di lavoro e di piacere, in compagnia del marito e di una coppia di giovani colleghi. Ma a Istanbul accadrà qualcosa che cambierà per sempre la sua vita. Tra caffè e hamam, amori irrisolti e tradimenti svelati, nostalgia e voluttà, i destini del regista e della donna inesorabilmente si sfiorano e, alla fine, convergono. Questo libro è una dichiarazione d'amore a una città, Istanbul. Rossa come i melograni, come i vecchi tram, come i carrettini dei venditori di simit, come certi tramonti sul Bosforo che mischiano lo scarlatto al blu, come lo smalto sulle unghie di una madre molto amata. Ed è, insieme, un libro sull'amore, nelle sue mille sfumature. L'amore che non conosce età, paese, tempo, ragione, differenze di sesso. Che sceglie e basta.
Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek (Mondadori)
Tutto comincia una sera, quando un regista turco che vive a Roma decide
di prendere un aereo per Istanbul, dov'è nato e cresciuto. L'improvviso
ritorno a casa accende a uno a uno i ricordi: della madre, donna
bellissima e malinconica; del padre, misteriosamente scomparso e
altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo; della nonna,
raffinata "principessa ottomana"; delle "zie", amiche della madre,
assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante. Del
primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati. Del profumo di
tigli e delle estati languide, che non finiscono mai, sul Mar di
Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto.
Ma Istanbul sa cogliere ancora una volta il protagonista di sorpresa. E
lo trattiene, anche se lui vorrebbe ripartire. Perché se il passato,
talvolta, ritorna, il presente ha spesso il dono di afferrarci: basta un
incontro, una telefonata, un graffito su un muro. I passi del regista
si incrociano con quelli di una donna. Sono partiti insieme da Roma,
sullo stesso aereo, seduti vicini. Non si conoscono. Non ancora. Lei è
in viaggio di lavoro e di piacere, in compagnia del marito e di una
coppia di giovani colleghi. Ma a Istanbul accadrà qualcosa che cambierà
per sempre la sua vita. Tra caffè e hamam, amori irrisolti e tradimenti
svelati, nostalgia e voluttà, i destini del regista e della donna
inesorabilmente si sfiorano e, alla fine, convergono. Questo libro è una
dichiarazione d'amore a una città, Istanbul.
domenica 26 aprile 2020
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